Nel mondo della terracotta si parla di grandi vasi generalmente oltre i
90 centimetri e i 100 Kg di peso. Non è certo una discriminante assoluta. Per la
terracotta industriale, i 90 centimetri sono un'ordine di grandezza
apprezzabile, ma nel fatto a mano
quella misura diventa una cosa normale, un vaso di medie
dimensioni. Per chi legge questo articolo, un grande vaso è un oggetto che colpisce per la sua mole.
Ne possiamo vedere in ampi spazi, come centri commerciali, aeroporti o in importanti giardini. Non
sono vasi comuni e per la difficoltà nella produzione o per il costo, non sono
alla portata di tutti. Solo alcune aziende produttrici li hanno in catalogo ed il mercato è
comunque sottile per questi articoli fuori misura.
Per la scarsa domanda, non c'è stata la necessaria evoluzione tecnica nella
produzione e questi giganti sono ancora oggi per la maggior parte prodotti a colombino,
un sistema di realizzazione competamente a mano, proprio come troppi anni fa.
Laddove invece sussistono i presupposti per una richiesta più consistente, si possono
fare con le apposite stampe in gesso. Queste non sono altro che dei negativi
del vaso, prodotte secondo criteri ritenuti, dalla fabbrica, adeguati alle esigenze di fattibilità ma anche di
manovrabilità. A titolo di esempio, per fare un oggetto di 150 cm di diametro esterno, che da cotto
pesa approssimativamente 350 kg,
occorre una stampa di circa 600-700 Kg. Si intuisce che, per essere utilizzabile, deve essere
progettata componibile in pezzi, di numero compatibile con il vaso da produrre, per essere manovrata dagli artigiani.
Dopo la fase progettuale, si realizza a mano il modello originale, sul quale poi
sarà colato il gesso. Normalmente, la stampa per un vaso rotondo di 150 cm di diametro è fatta
in tre o quattro livelli, uno inferiore per il fondo, uno (o due) centrale per il corpo e uno
superiore per il bordo del vaso. Ogni livello è fatto da almeno 5 pezzi ciascuno, in modo tale che il peso
complessivo tra stampa e argilla si aggiri al massimo sui 25-30 kg, in accordo con la legge.
Produzione del vaso
La prima cosa da fare è la preparazione del fondo. Si montano le parti
dell'anello inferiore del vaso su un piano.
Piccola parentesi: è importante, per riuscire a produrre un pezzo buono,
che il piano sia riscaldabile artificialmente.
Si affogano all'interno del piano delle serpentine dove scorrerà poi un liquido caldo per il riscaldamento.
Questo è necessario per avere una asciugatura uniforme del grande oggetto ed
evitare possibili spaccature del fondo. Tra qualche riga avremo modo di capirlo meglio.
Assemblata la parte inferiore, la si riempie di argilla con la tecnica
del calco a mano e così via anche con la parte centrale e con il bordo del vaso, a completare il tutto. Questa operazione,
dipendente dalla velocità dell'operatore e dalla grandezza del vaso, prende circa 5-6 ore di tempo.
Quando ci richiedono grandi vasi nella maggioranza dei casi si riferiscono ad oggetti di 60-70 centimetri di lato o diametro e poche decine di chilogrammi di peso. Nella grande distribuzione infatti non troverete dei pezzi di 140 cm di diametro e pesanti anche oltre 250 Kg. La maggioranza delle persone non è a conoscenza che si trovano anche questi articoli che, sicuramente, fanno un certo effetto.
Adesso occorre attendere che la stampa, fatta di gesso, assorba parte dell'acqua contenuta nell'argilla
e si distacchi dal vaso permettendo la sformatura. Ricordiamo che si sta producendo un oggetto di
oltre 400 Kg da cuocere, perciò la sformatura va fatta in modo graduale, ma tempestiva, per evitare rotture all'oggetto.
Si comincia dalla parte superiore, il bordo.
Liberando l'ultimo anello si permette anche una più veloce essiccazione della parte centrale e
l'operatore si avvantaggia per rifinire (vedi rifinitura) adeguatamente la parte appena sformata prima che si asciughi troppo.
Trascorsi in genere 3-4 giorni, in inverno i tempi si allungano notevolmente, si apre anche la parte centrale, ma solo dopo aver valutato che
si sia asciugata e compattata abbastanza da sopportare il peso soprastante.
Continuando così, sformeremo anche l'anello
inferiore della stampa e alla fine avremo solamente il nostro vaso sul fondo riscaldato.
Ma perché è necessario riscaldare artificialmente il fondo?
Questo sistema permette una uniforme asciugatura ed abbassa di molto le probabilità
di successive rotture nel fondo. Per capire questo passaggio, immaginate il vaso nella fase successiva
di essiccazione, quando dovrà perdere quasi tutta l'acqua ed essere uniformemente asciutto, sia nel fondo
come nel bordo. Durante questa fase si ha il naturale restringimento delle dimensioni del pezzo, calcolato in circa il 7-8%.
Ciò vuol dire che un vaso essiccato di 150 cm di diametro dovrà essere pensato ante essiccazione di circa 165cm.
Il manufatto dovrà restringersi di circa 10-12 centimetri, cioè subire una notevole forza di trazione verso il suo interno.
Il fondo, rimasto indietro nella sformatura, trova la parte in alto già in stato avanzato
di imbiancatura e pertanto abbastanza immobile mentre lui deve ancora essiccarsi e restringersi.
Se la trazione del fondo trova la resistenza della parete che non lo segue, la conseguenza sarà una spaccatura sul fondo.
Con il piano riscaldato invece, prima dell'essiccazione vera e propria, asciughiamo artificialmente il fondo e
lo aiutiamo ad anticipare gradualmente il restringimento.
L'artigiano saprà dosare il calore
del fondo riscaldato per avere una dolce preparazione all'essiccazione e scongiurare la spaccatura del fondo.
Quando la consistenza lo consente e il vaso si è sufficientemente imbiancato, il pezzo
è posizionato su un supporto metallico per essere spostato nella stanza di essiccazione,
facendo particolare cura ad evitare gli urti nel movimento.
Da questo momento il vaso è molto fragile e deve essere costantemente seguito, praticandogli periodicamente dei movimenti
per evitare che nel naturale restringimento il fondo non si agganci al bancale dove è stato messo.
Stazionerà nell'essiccatoio il doppio del tempo a causa del maggior spessore
e, successivamente, posizionato nel forno per la cottura.
Infornare grandi oggetti è anch'essa una fase delicata.
Dopo tanto lavoro e attenzione per ottenere un pezzo integro, va considerato che
la terra cruda è molto debole ed anche il solo peso del vaso, scaricandosi nei punti di posa, esercita una notevole forza
e può provocare sul fondo delle micro rotture, visibili spesso solo a cottura ultimata.
Se tutto procede con la dovuta cura e attenzione, superata anche la fase della cottura, avremo il vaso finalmente cotto.
I grossi vasi sono un problema per le fabbriche, sia per le oggettive difficoltà che abbiamo appena letto sia perché
possono intralciare un ciclo produttivo snello tipico della produzione in serie, tant'è che sono poche le aziende che si
dedicano a questa nicchia. Rappresentano però una nota di valore, di tradizione, di cui gli artigiani vanno fieri poiché
è in qualche modo significato di alta professionalità e conoscenza del mestiere.